dimagrire senza rinunce

obesità

L’obesità riduce le probabilità di godere di una sana vecchiaia

Londra, 30 settembre

Le donne che ingrassano intorno alla mezza età riducono le loro possibilità di godere di una sana vecchiaia, secondo quanto afferma una nuova ricerca.

Lo studio suggerisce che le donne con un elevato indice di massa corporea (rapporto fra altezza e peso) alla mezza età, soffriranno più facilmente delle più gravi malattie croniche come cancro e malattie delle coronarie, oltre ad avere una bassa qualità di vita.

Il dottor Oscar Franco, professore alla Warwick Medical School, collabora con ricercatori della Harvard School of Public Health a Boston.

La squadra di ricercatori ha scoperto che per ogni kilo di aumento di peso a partire dall’età di 18 anni, la probabilità di una vecchiaia sana decresce del 5%.

Hanno anche scoperto che le donne in sovrappeso all’età di 18 anni continuano ad incrementare il loro peso anche in vecchiaia, aumentando notevolmente il rischio di sviluppare malattie croniche.

La squadra di ricercatori ha utilizzato uno studio sulla salute delle infermiere, che ha raccolto dati di oltre 120.000 infermiere vissute in 11 stati americani dal 1976, mediante questionari di controllo compilati ogni due anni per aggiornare le informazioni sull’incidenza di malattie e sui fattori che influiscono sullo stile di vita, e ha considerato come esempi di buon invecchiamento i soggetti in grado di raggiungere i 70 anni senza limitazioni rilevanti delle capacità cognitive e senza l’insorgenza di gravi malattie croniche.

Lo studio è stato pubblicato nel Settembre 2009 sul British Medical Journal.

Bere succo di frutta fresca riduce il rischio di obesità e di infarto

Un bicchiere di succo di frutta fresco ogni giorno può ridurre il rischio di obesità e la sindrome metabolica, un insieme di condizioni che aumenta il rischio di infarto, malattie cardiache e diabete, queste le conclusioni di una recente ricerca.

Nuovi studi presentati all’incontro Experimental Biology dello scorso Aprile 2009, hanno evidenziato come uomini e donne che bevevano giornalmente un bicchiere di succo di frutta fresca, avessero una minore resistenza all’insulina e un minor rischio di obesità e sindrome metabolica (la resistenza all’insulina è legata alla cosiddetta sindrome metabolica o “Sindrome x”, ed in casi estremi al diabete).

Esaminando i dati del sondaggio del National Health and Nutrition Examination (NHANES) 1999-2004 (una raccolta di dati su iniziativa del Centro per il controllo delle malattie – Università del Minnesota – Dottor Mark Pereira e Dottor Victor Fulgoni) si evidenzia che i consumatori di succo di frutta fresca hanno un Indice di Massa Corporea più basso, una circonferenza vita minore e una minore resistenza all’insulina rispetto ai loro colleghi non consumatori.

I ricercatori hanno notato un rapporto inversamente proporzionale tra il livello di succo di frutta ingerito (al giorno) e questi parametri.

I risultati delle analisi dimostrano che il rischio di obesità si abbassa del 22% tra i bevitori di succo di frutta, mentre la sindrome metabolica (definita come la presenza di tre o più dei seguenti fattori: obesità centrale, elevati livelli di glucosio nel sangue, elevati livelli di trigliceridi, basso colesterolo buono HDL, elevata pressione sanguigna)  è presente in un numero di casi inferiori del 15% se confrontati con quelli dei non bevitori di succo fresco di frutta.

“Sappiamo che mantenere una dieta sana, ricca di frutta e verdura, è collegata al minor rischio di alcune malattie croniche” fa notare il Dottor Pereira, che è un professore associato all’Università del Minnesota – Divisione di Epidemiologia e Salute pubblica.

La crisi aumenta il rischio obesità

La recessione allarga il girovita.

Gli alimenti sani costano cari e la maggioranza delle persone strangolate dai debiti o comunque preoccupate per l’andamento dell’economia, si consola con il cibo, soprattutto quello spazzatura.

Così la crisi economica sta aumentando il rischio di obesità, già dilagante nei paesi occidentali. Lo sostiene uno studio dell’Università di Mainz in Germania, coordinato da Eva Muenster.

La ricerca ha analizzato oltre 9 mila persone, scoprendo che il 25% dei 942 partecipanti alle prese con debiti di varia natura era obeso, contro l’11% degli altri 8.318.

Per i ricercatori la necessità di risparmiare porta le famiglie a tagliare alcune attività nel tempo libero.

A farne la spesa è la dieta, più ricca di cibi grassi e calorici.

(Libero, 9 agosto 2009)

Mangio tanto e non ingrasso: ecco il gene anti-obesità

Abbiamo tutti un amico o un’amica che nonostante mangi molto e continuamente non ingrassa di un etto, causando l’invidia di tutti gli altri che invece devono stare attenti anche a quanto respirano.

“Ho un metabolismo lento” è la classica frase che l’invidioso immediatamente dice per giustificare i chili di troppo e rassegnarsi quindi ad una linea non proprio perfetta.

Questo luogo comune sembra trovare riscontro nella realtà scientifica in quanto un gruppo di studiosi tedeschi dell’Università di Duesseldorf ha pubblicato su Nature la sua ricerca: il tasso del nostro metabolismo è condizionato dal Dna.

Il gene del nostro organismo individuato dai ricercatori e noto come FTO sembra avere le chiavi del metabolismo umano e chi ne possiede una determinata tipologia ha perennemente problemi di peso e deve stare sempre attento a non ingrassare, mentre chi ne possiede un’altra o ne è sprovvisto brucia più rapidamente le calorie ingerite ed è destinato a rimanere snello.

Microchip adesivo sulla pelle per controllare l’aumento di peso

(Libero 31 maggio 2009)

Una specie di cerotto da applicare sulla pelle in grado di indicare l’accumulo (e consumo) giornaliero di calorie e quindi contrastare i chili di troppo. È il risultato ottenuto dai tecnici dell’azienda Usa Philometron. Si tratta in realtà di un microchip adesivo che – oltre a segnalare la quantità di calorie consumate e accumulate – è capace di verificare molti altri parametri vitali come la temperatura corporea, il ritmo cardiaco, la conduttività della pelle, l’attività respiratoria. I dati registrati dal microchip vengono poi inviati al telefonino del paziente, accompagnati da un consiglio, del tipo: “Oggi hai esagerato con i dolci, dovresti correre per mezz’ora”. Il suo costo? 400 dollari.

Non è facile dimagrire e soprattutto non è facile mantenere nel tempo il risultato raggiunto.

Bisogna impegnarsi e fare qualche sacrificio, ma non sempre si è disposti a tenere sempre sotto controllo quello che mangiamo, contare le calorie, rinunciare ad un dolce o fare movimento e allora perché non “assumere” un trainer personale che lo faccia per noi ?

Il grande pregio di questo tipo di soluzione è che non si lascia influenzare dalle emozioni e quindi non ci lascia barare…